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La breve monografia ripercorre l'accidentato cammino della morale, dalla Grecia classica sino ai nostri giorni. L'indagine è condotta sull'interpretazione delle valutazioni, spesso differenziate, dei più insigni pensatori della materia. La dissoluzione di un sapere unitario, sostituito da una prorompente scienza, ha messo, da tempo ormai, in disparte la morale. Sottratta dall'ambito del dovere, "necessario al bene comune" (Aristotele), l'etica sembra sopravvivere nel ristretto spazio compatibile con l'utile. L'attesa globalizzazione che avrebbe dovuto garantire un multiculturalismo atto a rendere tutti più giusti e più buoni, non sembra soddisfare le attese. L'unico ambito globalizzato appare quello economico. Crescenti dubbi legittimano l'ipotesi che il forzato allontanamento della morale dalla politica abbia privato quest'ultima della coscienza a esclusivo vantaggio della scienza. Bagliori, pur sporadici e comunque tardivi, lasciano presagire, un auspicabile rientro dal prolungato esilio dell'etica, nella speranza non vana, che la cosiddetta società civile possa finalmente essere civilizzata.